Abbiamo chiesto a Massimo Giuggioli, educatore e direttore di Barabba’s Clowns, di raccontarci del progetto di implementazione di aule di formazione in Rwanda.
Ecco quello che ci ha raccontato.
Chi siete e di cosa vi occupate?
Barabba’s Clowns è un’organizzazione Non Profit con una storia ricca e affascinante che affonda le sue radici nel 1979, presso il Centro Salesiano di Arese. Nata come gruppo teatrale composto da giovani delle comunità di accoglienza per minori, l’associazione ha evoluto la sua missione nel corso degli anni mantenendo sempre al centro l’impegno sociale utilizzando il teatro e la clownerie come strumento per raccogliere fondi a sostegno dei ragazzi di strada.
“L’origine di Barabba’s Clowns è legata alla relazione tra l’allora direttore Don Vittorio Chiari e i giovanissimi clown professionisti che facevano teatro e clownerie”, racconta Massimo Giuggioli. “È nato così un gruppo di ragazzi che girava l’Italia, sempre in forma non professionale ma mettendo a disposizione la propria competenza espressiva facendo spettacoli e raccogliendo fondi destinati a ragazzi in situazioni di disagio sociale”.
Nel corso degli anni, l’organizzazione ha operato inizialmente a favore di progetti in Perù e poi, dal 1995, ha spostato il proprio focus sul Rwanda, sostenendo l’accoglienza dei ragazzi di strada e sviluppando progetti di formazione professionale.
Il Progetto in Rwanda: dalla formazione all'accoglienza
Negli ultimi decenni, l’impegno di Barabbas Clown si è concentrato principalmente in Rwanda, dove l’associazione gestisce una comunità di accoglienza per ragazzi di strada e un centro di formazione professionale. “In questo momento abbiamo 52 ragazzi accolti nelle nostre strutture“, spiega Massimo. “Accanto alla comunità, abbiamo un centro professionale di formazione dove offriamo corsi di networking (in collaborazione con Cisco), cucina, edilizia e falegnameria.”
La collaborazione con TechSoup è nata dalla necessità di dotare il centro di formazione in Rwanda di strumenti tecnologici adeguati. “Eravamo già in contatto con Microsoft per donazioni di licenze software”, ricorda Massimo. “Poi quando è nata TechSoup Italia, il nostro referente Microsoft ci ha suggerito di accreditarci lì, per sfruttare anche più opportunità. Da allora, abbiamo sempre utilizzato TechSoup per la gestione informatica dell’associazione.“
Come si è svolto il progetto?
L’obiettivo principale era quello di fornire ai ragazzi del centro di formazione in Rwanda strumenti informatici moderni e performanti. Grazie ad Hardware TechSoup, Barabbas Clown ha potuto acquistare 36 laptop Surface Pro 6 ad un prezzo vantaggioso rispetto al costo commerciale dei beni. Il rapporto con TechSoup si è consolidato nel tempo, diventando partner per l’approvvigionamento di strumenti hardware e software.
“Il materiale che voi avete è sempre materiale di alta qualità… sono macchine professionali che possono durare mediamente otto o dieci anni anche se ricondizionate“.
“Ora 36 PC sono utilizzati nei due laboratori di informatica della scuola”, prosegue Massimo. “Circa 300 ragazzi ogni settimana mettono le mani su questi computer, che sono accesi mediamente 4-5 ore al giorno. La formazione tecnica si affianca ai corsi brevi di riqualificazione che facilitano l’inserimento lavorativo dei giovani, con un tasso di successo che raggiunge l’80%“. Ora la scuola è diventata parastatale, cosa che alleggerisce il carico economico garantendo la continuità dell’offerta formativa,” aggiunge Massimo Giuggioli.
Sfide ed impatto del progetto
L’implementazione del progetto non è stata priva di ostacoli. “In Rwanda non si può più accogliere materiale usato”, racconta Massimo. “Abbiamo dovuto dimostrare la certificazione delle macchine e che non fossero più vecchie di due anni di produzione.” Questo ha richiesto un’accurata certificazione dei dispositivi, ma i team di TechSoup e Barabba’s Clowns sono riusciti a gestire anche queste difficoltà, garantendo che i computer fossero di produzione recente e rispondessero ai requisiti necessari.
Inoltre, le condizioni ambientali in Rwanda hanno posto ulteriori sfide: “C’è un problema di corrente elettrica. Abbiamo optato per i laptop perché sono più protetti: se c’è un sobbalzo di corrente, al massimo si danneggia l’alimentatore esterno, che è più facilmente sostituibile.”
“Per le associazioni che hanno esigenze di base, come attività d’ufficio o gestione delle comunicazioni, le macchine fornite da TechSoup sono strumenti molto validi”, conclude Massimo. “Sono tutte macchine di fascia alta, che hanno 4-5 anni ma la cui vita è molto più lunga. Normalmente si può pensare di acquisire una macchina e non avere problemi per almeno 3-4 anni.”
L’impatto dell’introduzione di questi nuovi strumenti tecnologici è stato significativo. “I ragazzi possono ora accedere a una formazione di qualità nel campo dell’informatica e del networking“, afferma Massimo. “Abbiamo anche attivato una collaborazione con Cisco per la formazione degli insegnanti, che si sta concludendo proprio in questi giorni.”
Un aspetto particolarmente interessante è la collaborazione inaspettata che si è creata: “Gli insegnanti ai docenti sono stati detenuti del carcere di Bollate, che hanno raggiunto la qualifica Cisco e ora supportano la formazione a Musha degli insegnanti rwandesi.”
Sviluppi futuri
Guardando al futuro, Massimo vede ulteriori possibilità di sviluppo: “Stiamo lavorando a una nuova piattaforma di gestione per il sostegno a distanza. Inoltre, continuiamo a esplorare modi per integrare la tecnologia nella nostra attività teatrale e sociale qui in Italia.”